martedì 3 marzo 2015

UNGHERIA & ROMANIA 2014 -1

Programmi, studi, progetti, calcoli tempi, costi e km, ti accordi con chi ti ospiterà, poi ti accorgi che è tutto inutile perché quella cosa meravigliosa che è la vita e che è alla base di ogni avventura ti ricorda subito che puoi organizzare quello che vuoi ma è lei a decidere.
E' una lezione che mi ero convinto di aver imparato e di saper gestire in anni di viaggio e non solo ma per l'ennesima volta mi sbagliavo.
Tutto è pronto per partire sabato 19 luglio o domenica 20 luglio, Valeria ha l'ultimo esame giovedì 17 luglio quindi facciamo tutto con calma.
E invece no!

Il professore all'ultimo sposta l'esame di Valeria a lunedì 21 luglio, una di quelle notizie che ti fanno cadere il mento per terra, tu stai li che non vedi l'ora di partire, hai l'acquolina in bocca a pensarci e poof tutto rimandato di almeno 4 giorni.
E vabbè amen! Chissenefrega! Per fortuna in moto non devi fare i biglietti, è un ritardo ma nulla ci impedirà di partire!
Cerco di non far sentire in colpa Valeria che alla fine non centra nulla e forse è la più delusa, gli spiego però che un giorno si può perdere ma 4 sono troppi, quindi anche se è pesante il 22 mattina si parte, cascasse il mondo!

La ruota però non si ferma e continua a girare...è il mio turno quando il 20 luglio una telefonata mi comunica la morte della mia educatrice dell'azione cattolica...lei, cosi giovane, un marito, un figlio... una forza d'animo, una generosità e un'altruismo senza uguali al mondo...lei che mi aveva visto crescere dai 6 anni ad oggi e a cui devo molto della persona che sono... per me è come se mi avessero strizzato il cuore...

I funerali si tengono la mattina del 22 luglio nella parrocchia di sempre...non posso non andarci e decido con Valeria di partire subito dopo la cerimonia.

1 GIORNO:          Roma - Loreggia

- MAPPA -

Il 22 luglio arriva in un attimo, ci svegliamo con calma verso le 8 e dopo i riti mattutini carichiamo la moto per partire e prepariamo tutto l'abbigliamento tecnico. Lascio Valeria a casa e vado al funerale, alle 11e5 sono a casa, sono a pezzi ma paradossalmente l'unica cosa che voglio è salire in sella e macinare km su km, Giovanna resterà un pensiero fisso per tutto il viaggio, ma è come se il viaggio fosse una parentesi che lascia fuori il dolore...

Alle 11:10 siamo in garage pronti a partire, sale Valeria, salgo io e apro la porta del garage...una pioggia torrenziale inizia a venire giù proprio in quel momento, assurdo!
Restiamo in garage a guardarla, Valeria è quasi disperata, prima l'esame poi il funerale, ora questa pioggia ad orologio, sembra quasi che questo viaggio "non sa da fa", ma ci rendiamo presto conto che siamo vivi, che abbiamo 24 anni, che stiamo per partire per un mese di vagabondaggio senza pensieri e allora la pioggia diventa semplicemente pioggia, acqua, la prova che sei vivo!
Aspettiamo mezz'ora poi di botto, come aveva iniziato, smette e allora via, si parte, direzione Padova a casa di Antonio e Maja dove siamo ormai di famiglia e che ci ospitano per il secondo anno.

Appena fuori Roma il cielo si apre e lascia spazio ad un sole degno di luglio, noi siamo bardati con gli impermeabili e facciamo la sauna ma non mi voglio fermare, basta rallentamenti.
Lascio perdere l'E 45, imbocchiamo l'autostrada per recuperare un po di tempo e decido di fermarmi ogni 100km od ora.

La pallostrada scorre via ai 120 km/h e 8mila 200 giri  della ninjetta che macina km senza problemi.
Proviamo nelle pause a toglierci gli impermeabili ma ogni volta fa capolinea una nuvoletta di Fantozzi che ci costringe a ripararci e rivestire sotto qualche cavalcavia, alla seconda volta decidiamo di tenerceli fissi, sapendo che quasi come fosse una legge splenderà il sole ma moriremo di caldo e cosi sarà.
Arriviamo a Padova sfiniti dal caldo-umido e dai rettilinei padani, sono le 19 passate quando Maja e la figlia ci accolgono a casa, Antonio purtroppo è fuori per lavoro e non ci incontriamo, è una delle conseguenze dei rimandi della partenza e ci dispiace tantissimo, riusciamo comunque a salutarlo su skype.

Mentre fuori piove facendomi temere per la partenza dell'indomani, ci facciamo una bella doccia e ci viziamo con una delle cene di Maja, la serata poi scorre tra una chiacchiera, un sito meteo e le indicazioni per arrivare all'autostrada il giorno dopo...

2 GIORNO :          Loreggia - Badacsony

- MAPPA -

La sveglia suona prima delle 7, il cielo è totalmente coperto di nuvole cariche di pioggia e alle 8 e qualcosina siamo già in moto.
Dopo i 500 e rotti km di ieri, oggi ci aspettano altri 700 km in sella, dobbiamo arrivare in Slovenia attraversarla tutta, entrare in Ungheria e arrivare sul Balaton, la prima vera tappa del viaggio.

Percorriamo l'autostrada verso Trieste mentre il cielo piano piano si apre.
Poco prima di arrivare a Trieste prendiamo la deviazione per Sezana e alle 10 siamo davanti alla frontiera con la Slovenia.
Facciamo il primo stop del giorno, compro la vignetta (7euro che si pagano più che volentieri) e chiamiamo casa per dirgli che usciamo dall'Italia, poi una bottiglietta d'acqua e via, si riparte.

Uscire dall'Italia ed entrare in un altro paese anche se già conosciuto mi da sempre una scarica di gioia, di entusiasmo e fino a Lubiana guardo la Slovenia come una vecchia amica che non vedevo da un po.
Come spesso accade quando si torna in posti di cui si hanno bellissimi ricordi, temevo di rimanere deluso e invece mi ritrovo ad ammirarla compiacendomi di quanto sia sempre bellissima con le sue  montagne, i boschi e le casette colorate con il tetto spiovente.

Dopo Postumia, delle folate di vento spaventose ci spostano da una corsia all'altra ma arriviamo comunque velocemente alla capitale, Lubiana.
Proseguiamo senza sosta verso Moribor, il cielo ancora un po' coperto e l'aria non proprio estiva ci permettono di andare avanti senza patire il caldo.
Arrivati all'altezza di Celje, a metà strada da Moribor, il culo inizia a rivendicare la sua ora d'aria e lo stomaco fa sentire la sua fame di burec sloveno.
Anche se è ancora presto ne approfittiamo per pranzare prima che mi si riattivi la modalità pilota automatico chenonbevenondormenonmangia.

Proseguiamo verso Moribor nuovamente scossi da un vento incessante ma finalmente a favore.
Mentre i polsi accusano sempre di più le vibrazioni di due giorni a 8/9 mila giri fissi, il conta km continua a girare inesorabile mentre intorno a noi la Slovenia scorre via come un dejavu, tutte le sue meraviglie ci vengono incontro il tempo di essere messe a fuoco per qualche istante e poi via, sparite di nuovo.

Superato Moribor la Slovenia diventa sempre più Ungheria, l'orizonte si va appiattendo, le montagne lasciano il posto a pianure sempre più estese, campi immensi si sostituiscono ai boschi e per noi inizia davvero il viaggio verso qualcosa di sconosciuto.

Mi ero convinto che superato Moribor la Slovenia finisse o quasi, invece solo in quel momento mi accorgo che l'autostrada scende costeggiando il confine con l'Ungheria per km e km e non c'è cosa peggiore del convincersi di essere arrivati quando manca ancora tanto, ogni km diventa infinito.
  
Ho deciso di non entrare in Ungheria dall'autostrada, sarei costretto a fare la vignetta ungherese ma preferisco aspettare e inoltre ci costringerebbe ad allungare puntando sul versante sud del Balaton mentre noi siamo diretti a quello nord.
Grazie anche all'ottima segnaletica slovena, azzecchiamo l'uscita di Dolga Vas e ci ritroviamo al confine con l'Ungheria.
Faccio l'ultimo pieno sloveno sapendo che dopo, senza fiorini ungheresi, non potrò fare benzina finché non farò un cambio e non è detto che lungo la strada ce ne sia la possibilità essendo la via meno turistica.
Entriamo in Ungheria.

Forse è la frontiera più triste d'Europa, ci sono solo edifici abbandonati e qualche tir, sembra la terra di nessuno.
Sono le 2 e mezza, ovvero 6ore e mezza che siamo in sella e ancora ci manca.
Faccio qualche metro e mi fermo sotto al cartello per le foto di rito ma prima stringo la moto tra le gambe, gli metto le mani sulle carene laterali e mentre guardo il conta km che segna più di 65000 km gli sussurro "brava motina mia! un'altra frontiera, un altro stato!".

Valeria è talmente stanca che non scende manco dalla moto ma guardando il cartello mi fa: "Magyarorszag??!! Ma sei sicuro che siamo in Ungheria? Non è che hai sbagliato strada???".
 Una di quelle frasi che ti fa scendere l'autostima sotto gli stivali.
 Evidentemente stanco, per un attimo resto anche io perplesso e mi domando se non siamo finiti in uno staterello come il Lussemburgo ma guardando la mappa mi convinco che altri stati non ci sono e che la strada fatta è giusta, quindi è lampante, non ci sono altre spiegazioni, "Deve essere una regione dell'Ungheria", dico a Valeria convintissimo.
Certo! Come se quando entri in Italia leggessi Trentino e non Italia...ma è evidente che la stanchezza gioca brutti scherzi alla mente e in quel momento, che quella scritta, potesse essere "Ungheria" in ungherese proprio non ci arrivavo...
La bandiera dell'Ungheria però la riconosco e mi basta per fare la foto ricordo.
Ripartiamo diretti al Balaton seguendo la statale 75.
La stanchezza lascia il posto all'adrenalina ed ogni cosa anche la più stupida e banale mi sembra nuova e maravigliosa, ho gli occhi affamanti di nuovi paesaggi e con lo sguardo divoro ogni cosa.
La 75 poi sembra tracciata con il righello, un rettilineo infinito poi una curva e un altro rettilineo infinito.
Ogni volta che inizia un nuovo pezzo dritto la mia mente vola, sembra che quella strada non abbia fine, non sai dove ti porterà e rende ancora più grandi e lunghe le distese ungheresi.
Proseguiamo fino a Kaeszthely, la prima città sul Balaton.
Si alternano sali e scendi, campi infiniti, boschi fittissimi e ancora campi.
A metà strada sulla 75 ci succede qualcosa di stranissimo.
Notiamo che in lontananza sul Balaton il cielo è carico di pioggia, vediamo che nuvoloni neri scaricano lontani lingue d'acqua e mi fermo al primo slargo per coprirci con gli impermeabili.
Da qui succede qualcosa di straordinario, sembra di camminare in un raggio di sole, tutto intorno a noi piove ma non su di noi, vediamo la pioggia davanti a noi ticchettare sull'asfalto ma non la raggiungiamo mai e quando arriviamo non piove più.
L'asflato è zuppo d'acqua e viscido, intorno solo nuvole ma sopra di noi un timido raggio di sole, è qualcosa di incredibile che non mi era mai successo.
L'incredulità cresce quando ad un certo punto dalla strada si solleva un vapore bianco che si ferma a mezzometro, deve essere il risultato della pioggia sull'asfalto caldo, ma l'effetto è da mondo dei sogni, camminiamo su questa lingua bianca di vapore come se volassimo sopra una nuvola, credo non lo dimenticherò mai, è stato qualcosa ai limiti del reale.
Non mi sono fermato a fotografarlo perché temevo di perdere quella corsia preferenziale di sole in cui eravamo finiti, ma resterà per sempre stampato nei miei occhi e a chi legge dico non abbiate timore e partite perché certi spettacoli ripagano di tutto e una foto non gli renderà mai giustizia.

Attraversiamo Kaeszthely, l'inizio della sponda Nord del Balaton, cittadina che seppur piccola sembra comunque troppo turistica e trafficata, cosi proseguiamo.
La strada dopo un breve tratto trafficato segue il bordo del lago, affiancata da una pista ciclabile offre una vista stupenda sul lago, sulle colline intorno e sui canneti.
Ci accorgiamo ben presto che qui tutti i paesini si chiamano BalatonQualcosa e quando mi rendo conto che l'andatura è troppo lenta per arrivare in un'ora decente alla penisola di Tihany decido di iniziare a cercare un posto. (si rivelerà una buona decisione)
Mi fermo a Badacsony a chiedo all'ufficio turistico o presunto tale.
Parla inglese meglio di me e mi dice che nella zona gli è rimasta solo una casa, ma è da 4 persone, 40euro a notte.
Mi sembra decisamente troppo anche perché ci fermeremo 4 notti e decido di farmi un giro sperando di trovare di meglio.
Torno ad un campeggio che avevo visto e chiedo per un bungalow o qualcosa di simile. Mi sparano 50euro a notte.
Minchia e menomale che era economica l'Ungheria!
Mi faccio un giro ma ci sono meno cartelli del previsto di affitta-camere e i pochi che vedo sono già occupati.
Alla fine ritorno all'ufficio turistico, sono stanco, sono le 5 e non voglio rischiare di non trovare nulla più avanti.
Prendiamo la casa da 4 che comunque se fossimo stati in 4 erano 10 euro a testa quindi...
Cambio un po di soldi e mi spiega dove si trova su una mappetta.
Torno da Valeria con la mappa e confesso di non averci capito una mazza.

Ci allontaniamo sempre di più dalla parte carina e coccolosa del paese e ci ritroviamo in alcune via con le casette a schiera stile Irlanda ma apparentemente deserte.
Dopo 700km e quasi 9 ore di moto, girare a 30 all'ora alla ricerca di una viuzza impronunciabile ti scassa parecchio le palle, ma troviamo la casa prima di finire la pazienza.
Ci troviamo a comunicare a gesti con una coppia di signori di mezza età che non parla nulla di inglese, forse non sanno nemmeno che esiste l'Inghilterra.
Credevo di essere dentro "Il mio grosso grasso matrimonio greco", io e vale siamo ancora convinti che in realtà fossero greci, non sappiamo nemmeno noi perché ma avevano tutta l'aria di esserlo.
Sembrano quasi all'oscuro del nostro arrivo anche se la tizia dell'ufficio li ha chiamati davanti a me.
E' stato come quando un amico ti dice vieni che ti presento un'amica, vai ed è un cesso e dici "non sono io, deve ancora arrivare l'amico". Ecco, noi eravamo il cesso e loro cercavano di scaricarci!
Forse li potevo pure capire coperti come eravamo dagli impermeabili lerci e con la moto che sembrava li li per collassare.
Superata la prima diffidenza e capito che il cesso se lo devono accollare, il marito sparisce bofonchiando qualcosa (in greco, sò sicuro!), la moglie mette su un faccione allegro con un mega sorriso da 35 denti e in un trionfo di falsità ci porta a vedere la casa.
Non è male, siamo al secondo piano e la nota più negativa sono i mini gradini della scaletta a chiocciola che non andranno mai d'accordo con il mio 45 di piede.
Solo dopo scopriremo che le finestre sono infestate di tarantole grosse come topi!
La casa, come le altre intorno, è una villetta a due piani abbastanza grande che sul retro nasconde un orto forse più grande, con tanto di alberi da frutta e pozzo per l'acqua.

Ci sistemiamo nell'appartamento che risulta più grande e spazioso del previsto, nel frattempo viene giù uno scroscio d'acqua e ringraziamo di essere inverosimilmente arrivati asciutti alla meta.
Essendo le 6 passate ci precipitiamo alla ricerca di qualcosa di commestibile per la cena ma in mezz'ora di giri capiamo che qui più che supermercati, ci sono negozietti che ti vendono dal pane alla crema solare ma che non hanno nulla di commestibile, o meglio nulla che non sia pane, merendine e sottaceti.
Non troviamo carne, tonno, cibo in scatola, sughi e soprattuto pasta.

Cade miseramente anche la famosa frase "ormai un pacco di pasta e un sugo lo trovi ovunque".

Passiamo la serata esausti a casa a ripensare alla quantità di colori, immagini, emozioni, odori, vibrazioni, buche e sensazioni che ci sono passate davanti agli occhi e sotto al culo oggi.
Alle 8 eravamo a Padova in Italia e alle 18 eravamo in una casa sul Balaton in Ungheria.
700 km più a est.
Quando mi addormento il sangue ancora vibra a 8mila 200 giri...

3 GIORNO :          Balaton, le spiagge!

Dopo due giorni di alzatacce finalmente possiamo dormire e cosi facciamo.
Ce la prendiamo comodissima.
Con 1200 km sul culo in due giorni non se ne parla di prendere la moto.
Dopo aver visto un timido sole, che pur sempre sole è, in culo alle previsioni terribili, come da programma ci buttiamo al lago.

Ecco questo almeno è il pensiero di uno che è abituato ai laghi italiani, ma il Balaton non è proprio lo stereotipo del laghetto azzurro con le spiagge dove prendere il sole!

Giriamo un po e capiamo che di spiagge libere almeno dove siamo noi non ce ne sono.
Ci sono solo spiaggette a pagamento e quando non ci sono ci troviamo davanti a canneti infiniti.
Mi gira un po dover pagare ma alla fine scegliamo la spiaggetta più tranquilla e priva di ragazzini urlanti, la sorpresa è che il costo è di 500 fiorini a testa, diciamo un 1,50 euro per tutto il giorno...beh ci posso stare!

Passiamo la giornata così, a prendere quello che forse sarà l'unico sole del viaggio.
L'Ungheria è perfetta per il primo sole, se siete bianchi cadaverici, tranquilli! Gli ungheresi riflettono proprio!

Proviamo anche a fare un primo bagno.
Scordatevi di poter sapere dove siano i vostri piedi, l'acqua del Balaton sembra una tinozza di fango, il fondale è molto melmoso e ai più schizzinosi sono consigliate delle scarpette.
Se poi volete un orizzonte più vasto di 5 metri dovete arrivare alla fine dei canneti, a 20-30 metri dalla riva e finalmente avrete una visone del Balaton.
La sera siamo cotti ma facciamo comunque un salto al centro del paese. Salto che diventa mezz'ora di passeggiata ad andare e mezz'ora a tornare ma almeno scopriamo che c'è una specie di festival con bancarelle di ogni tipo e un concerto.

4 GIORNO:          Lago di Heviz

I padroni di casa sono diventati invisibili, vivono in una specie di magazzino/dependance al piano terra dietro la casa. Le poche volte che li vediamo però sembrano aver messo da parte la diffidenza, forse hanno capito che non siamo i teppisti che potevamo sembrare. Dallo sguardo della signora intuisco però che i miei pantaloni da moto che da due giorni penzolano dalla finestra, non sono proprio il top per la loro immagine davanti ai vicini.  Resteranno li fino alla partenza.


Oggi si risale in sella, anche se per un piccolo tratto. Torniamo indietro verso Keszthely, puntiamo il lago termale di Heviz.
Le indicazioni sono sempre chiarissime ma troviamo molto più traffico del primo giorno ed entrare nelle rotatorie è come buttarsi in un tornado di veicoli che non accennano minimamente a fermarsi o a rallentare.

Diamo solo una veloce occhiata al paesino ma è chiaro che sia un centro commerciale a cielo aperto legato al tema delle terme e che qui tutto ruoti intorno al laghetto.
Raggiungiamo l'entrata in moto con indicazioni di parcheggi a pagamento da tutte le parti, alla fine la parcheggio davanti all'ingresso, sul marciapiede, c'è un parcheggio per bici ma ci sono anche una moto e uno scooter ungherese quindi perché pagare quelli privati?!

All'ingresso la signorina parla inglese pure troppo fluentemente e ci propone varie tariffe a seconda delle ore che vogliamo trascorrere, si va da un minimo di 7 euro (2400 HUF) per 3 ore, a 8 euro scarsi (2600 HUF) per 4 ore, fino a 12 euro e qualcosa (3700 HUF) per tutta la giornata.

Noi optiamo per quello di 4 ore e siccome, non so ancora come ma siamo riusciti a dimostrargli che siamo studenti, otteniamo un ulteriore sconto.

La struttura è ben tenuta e molto moderna, ci vengono forniti dei braccialetti elettronici che permettono di entrare e una volta dentro ti viene assegnato automaticamente un armadietto che il tuo braccialetto e solo il tuo può aprire.
Non è cosi intuitivo il funzionamento ma gli ungheresi sono cosi gentili da mostrarci come funziona.
Sdraio e lettini sul bordo del lago sono gratuiti e compreso nel biglietto c'è anche l'ingresso alle saune e al bagno turco al coperto. Noi, un po' perché non avevamo capito se erano inclusi o meno, un po' perché 4 ore passano in fretta, approfittiamo del sole e ci dedichiamo solo al lago.
L'acqua non è caldissima come ci si aspetta, sui 30-35 gradi, il giusto per risultare appena calda.
Si dice che abbia proprietà curative e rilassanti e nel centro si possono fare massaggi e trattamenti naturali di ogni genere.
Per quanto ci riguarda possiamo confermare l'effetto rilassante e non solo delle acque ma anche dell'ambiente intorno che è sereno e silenzioso, non ci sono bambini che urlano ne gente chiassosa, anzi notiamo un certo rispetto e il fatto che la zona e la struttura sia immersa tra i boschi fa si che sia isolata dal vento e piena di un aria fresca, pulita.
A rovinarci i giochi arriva la pioggia, fortunatamente solo l'ultima mezz'ora e smette mentre siamo negli spogliatoi. Rientriamo abbastanza in fretta fermandoci solo all'unico grosso supermercato che troviamo lungo la strada per cercare finalmente cibo decente, purtroppo io ho quasi finito i fiorini e riusciamo a malapena a prendere qualcosa per la cena.

5 GIORNO:          Balaton, Tihany, Veszprem e Siofok

- MAPPA -

L'obbiettivo di oggi è quello di vedere un po' tutte quelle che sono le cose principali intorno al lago.
Alle 8:30 siamo in moto lungo la statale 71 che costeggia il Balaton, parallelamente a questa scorrono la ferrovia e quasi ininterrottamente una pista ciclabile.
Piccoli paesini formati da una stazione, l'ufficio della posta e 4 case si alternano a tratti di aperta campagna e di colline piene di vigne.
Arriviamo abbastanza velocemente alla penisola di Tihany, che se da google maps può sembrare abbastanza grande, dal vivo è poco più di un fazzoletto di terra.
Paesagisticamente non è nulla di che, offre un ottima vista sul lago ma nulla di più e il paesino con i tetti delle case fatti di paglia è tanto carino e curato quanto turistico e commercializzato.
Non che non valga la pena farci un salto quando si è li ma da quello che avevo letto mi aspettavo di meglio.
Riscendiamo costeggiando l'altro versante e riprendiamo la 71, dopo aver attraversato Balatonfured deviamo sulla 73 e saliamo verso Veszprem.
Fu fondata su sette colli secondo la leggenda e proprio su uno di questi si trova il castello intorno a cui si sviluppa il centro storico.
Non ne rimaniamo particolarmente colpiti ma non ne usciamo nemmeno delusi, alla fine è la curiosità che ci fa partire e non si può pretendere di rimanere sempre a bocca aperta, col senno di poi ci ritornerei volentieri.


Da Veszprem riprendiamo la 73 fino a ritornare allo stesso punto in cui avevamo lasciato la 71 e puntiamo Siofok, in realtà è piu un scusa per vedere un altro pezzo di costa.
Verso l'una il sole fa finalmente capolinea e non passa molto prima di iniziare a soffrire il caldo.

Tra giacca da moto e jeans arriviamo a Siofok in fase di scioglimento.

Non ci sono grandi indicazione e ci mettiamo un po' a trovare il lungo lago o almeno la zona diciamo centrale e non un punto qualsiasi. Quando ci arriviamo ci troviamo davanti una folla di ragazzi dai 15 ai 30 anni in costume e ciabatte con birre e cocktail in mano, la metà sono già belli brilli.
Veniamo visti come un prete ad una messa satanica e così ci sentiamo.
Sembra Rimini due e infatti viene definita la "Rimini dell'est", io aggiungerei dell'est coatto, il posto giusto per devastarsi due giorni con gli amici ma non da visitare come se fosse una paesino incontaminato.
Giusto il tempo di prendere una boccata d'aria e senza scattare nemmeno una foto siamo fuggiti da quel posto. Questa è stata una vera delusione.

Ritorniamo a Badcsony ripercorrendo tutta la statale 71 fatta all'andata, godendoci il lago da un altro punto di vista.
Non ci si rende conto di quanto sia lungo il Balton, dopo un po mi sembra quasi di risalire la costa di un mare, le strade ungheresi gli scorrono dritte vicino e il Balaton è sempre li e lo vedi sparire davanti a te.
Abbiamo percorso circa 130 km ad andare a quasi altrettanti a tornare e ci rendiamo conto di aver visto praticamente solo una sponda del Balaton, è incredibile.

6 GIORNO:          Badacsony - Budapest

- MAPPA -

Maledico la sveglia che suona troppo presto e maledico me per averla messa.
Una parte di me vorrebbe restare li affogato in quel mega cuscino di piume d'oca a ronfare, l'altra parte sa che oggi dobbiamo arrivare a Budapest e che per quanto siano solo 200km potrebbero diventare infiniti e trovare dove dormire potrebbe non essere cosi facile.

Le città mi spaventano sempre un po', potrebbe essere tutto semplice o potrebbe essere un incubo di semafori, incroci, non indicazioni, caldo, ventole e non posti liberi.
E' un pensiero sufficiente a farmi uscire dal letto e iniziare a schiaffare tutto nelle borse laterali.

Alle 8 la moto è carica e siamo pronti a partire sotto un cielo e un orizzonte che promettono più acqua di tutto il Balaton.
Salutiamo i padroni di casa che come al solito non dicono nulla o almeno nulla di comprensibile, lei sempre con un sorriso fintissimo, lui sempre in divisa di servizio, boxer-canotta-ciabatte e calzini.
Un po' ci mancheranno.

Arriviamo a Baltonfured miracolosamente asciutti, merito forse degli impermeabili che hanno il dono di allontanare la pioggia e farti morire di caldo come contrappasso.

La fortuna finisce poco dopo quando veniamo investiti da una pioggia a goccioloni grandi come mandarini.
Non ci sono ripari di nessun tipo cosi continuo verso l'autostrada M7. (vignetta per 10 giorni direttamente dal benzinaio, 10-11 euro).
Sull'M7 la pioggia aumenta e la situazione diventa paradossale, al limite di una regata.
La strada è completamente allagata da almeno 5 cm di acqua, le macchine che mi precedono alzano una nuvola di acqua che fermandosi sul casco non mi fa vedere nulla, mentre ogni veicolo che ci supera ci riversa addosso un'onda d'acqua.
Dopo pochi km la situazione è insostenibile e ci fermiamo dentro un benzinaio dove troviamo un'altra decina di motociclisti ungheresi. Scambiamo poche parole ma sufficienti a capire che verso Budapest il tempo è migliore.
Aspettiamo un mezz'oretta e quando ripartiamo ha praticamente smesso di piovere e fino a Budapest il viaggio sarà asciutto.

L'M7 ci catapulta dentro Budapest improvvisamente e a campi e colline si sostituiscono palazzi, cavalcavia e uscite autostradali.
Entro nel panico, è tutto in ungherese e non c'è un'indicazione che mi suggerisca qualcosa.
Ne prendo una a caso, anche solo per uscire dal flusso di veicoli diventati nervosi e fare il punto della situazione.
Ovviamente è l'uscita sbagliata ma in un benzinaio troviamo una coppia di ragazzi che con un telefono e google maps mi mostrano dove siamo e la strada che dovrei fare.
Non ci capisco nulla, Budapest in quel punto sembra un groviglio di strade.
Torno sulla strada che avevamo lasciato e iniziamo a seguire una serie di indicazioni per un centro informazioni.
Dopo 15 minuti capiamo che non ci porteranno da nessuna parte finché, stufo del traffico e dei semafori, con la moto in ebbolizione, svolto un paio di volte a caso, verso quella che ritengo sia la direzione in cui si trova il centro della città.
Fortuna vuole che ci ritroviamo sull'Elisabeth Bridge, uno dei ponti principali e centrali di Budapest.
Qui chiediamo, anzi Valeria chiede, dove si trova un centro informazioni e un ragazzo ci regala una mappa di Budapest e ci dice che proseguendo dritto per un km dovrei trovarlo.
Ovviamente non troviamo nulla di simile ma passiamo davanti alla stazione centrale dove avvistiamo delle insegne su un centro informazioni.
Salgo sul marciapiede e parcheggio davanti all'ascensore per handicap, una cosa che non farei mai, ma in quel momento stavo impazzendo, un traffico assurdo, nevrotico, l'asfalto di Budapest che fa schifo, liscio e pieno di canaline scavate dalle auto, la moto con la ventola sempre accesa e gli impermeabili che erano diventati una sauna.

Lascio Valeria lì, tra un gruppo di "pankabestia" e svariati barboni, non vorrei ma non ho alternative.
Entro nel micro ufficio e spiego al tizio che sto cercando una stanza e voglio spendere schifosamente poco. Mi fa due proposte, un albergo da 50 euro a notte o un Ostello da 30 euro a notte.
Vada per l'Ostello, è gentilissimo e chiama per fermarmi una stanza mentre mi spiega su una mappa come arrivarci.
Torno da Vale che è ad un passo dal mandarmi a fanculo per averla lasciata li ma fortunatamente è troppo stanca per farlo.

In 10 minuti siamo miracolosamente davanti all'Ostello Marco Polo dove lascio Valeria con la moto ed entro per farmi dare la stanza.
Normalmente nella mia testa alla parola Ostello si materealizza lo stereotipo di un casermone pieno di fattoni che non conoscono le parole pulizia e silenzio, invece ci troviamo con piacere in una struttura sempre pulita e tranquilla, wifi gratis, ascensore e set di asciugamani.
La nostra camera si trova all'ultimo piano del tutto isolata dai rumori della strada e con tutti i comfort di una stanza d'albergo.

Ovviamente mentre compilavamo i moduli e prendevamo le chiavi ha ripreso a diluviare ma almeno ci ha dato il tempo di arrivare a destinazione e soprattutto ringrazio di aver trovato quest'anno un sistema infallibile per imperabilizzare i bagagli...
 Rinfrescati e cambiati ci spariamo subito una prima visita a Budapest.
Attraversiamo a piedi l'Elisabeth Bridge che dà abbastanza l'idea di quanto sia largo il Danubio, in confronto il Tevere è un ruscelletto.
Saliamo poi sulla Collina Gellert che si trova proprio davanti al ponte.
Prende il nome da Szent Gellert ovvero San Gerardo, un monaco italiano, veneto per la precisione, che fu chiamato nell'XI secolo dal Re Stefano per convertire e cristianizzare lo stato ungherese.
Alla morte del re, Gerardo fu gettato da quella collina nel Danubio e da allora ne ha preso il nome.
Si sale circa 300 metri e una volta in cima ci si trova davanti alla Cittadella costruita dagli Asburgo per difendere la città e utilizzata anche durante la seconda guerra mondiale.
Da qui si gode di un panorama spettacolare sul Parlamento, sul Danubio e su tutta Budapest.
Dietro la cittadella c'è il Monumento alla Libertà, una statua di 14 metri che tiene in mano una foglia di palma, fu costruita per celebrare la liberazione del paese dopo la seconda guerra mondiale e ai suoi piedi si trovano due figure che rappresentano il progresso e la lotta contro il male.
La cosa più divertente sarà guardare i turisti che si mettono in posa come le statue senza forse nemmeno conoscerne il significato.
Purtroppo il cielo grigio e la cappa di caldo-umido ci fanno vedere una Budapest più spenta e triste di quello che invece si dimostrerà nei giorni successivi.

La sera facciamo un giro verso l'Erzsebet-ter, una specie di piazza-giardino che la sera si riempie di ragazzi, poi alla Chiesa di Santo Stefano e infine verso il Ponte delle Catene.
Budapest di notte è illuminatissima e regala un'atmosfera mozzafiato.

Troviamo questa capitale più vivace del previsto, con zone piene di pub, ristoranti e localetti vari.

7 GIORNO:          A zonzo per Budapest

Fortunatamente il grosso della pioggia si scarica di notte ma quando ci svegliamo il tempo non è comunque dei migliori e decidiamo di visitare oggi Budapest sperando che nei prossimi giorni il sole ci conceda qualche giro.

La mattina sotto una pioggerellina fina ma insistente passeggiamo nelle larghe vie di Budapest passando davanti alla Sinagoga, la più grande d'Europa, definizione che sento dire spesso, forse per giustificare i 7euro di ingresso.

Più in la visitiamo gratis (offerta libera diamo 3 euro) l'enorme e sfarzosa Chiesa di S. Stefano.
Attratti dai giochi d'acqua di una fontana ci imbattiamo per caso nel monumento eretto pochissimi giorni prima in memoria delle vittime dell'occupazione nazista.
A quanto pare fu molto criticato perché voluto solo dalla destra ungherese, forse con lo scopo di far dimenticare che il governo ungherese all'epoca era più che in accordo con i nazisti e aiutò ad organizzare la deportazione e lo sterminio di mezzo milione di ebrei ungheresi.

Altro monumento da cui siamo attirati per via della folla di turisti attenti alla spiegazione della guida è quello a Imre Nagy, "eroe e martire" della rivoluzione del '56. Pare che all'epoca fosse al comando del governo comunista ungherese e che appoggiò la rivoluzione democratica abolendo il sistema monopartitico e dichiarando la neutralità dell'Ungheria.
Questo accadeva il 1° novembre del '56. Il 4 novembre l'Armata Rossa entrava dentro Budapest, Nagy fu arrestato e condannato a morte.

Adiacente a questo c'è il Parlamento che in realtà ospita oltre alle Camere, anche la sede del Presidente del Governo e del Presidente della Repubblica, nonché un'enorme biblioteca.
Anche se non sembra è di recente costruzione, inizio del 900, è fortemente ispirato ad uno stile gotico ma la presenza anche di altri stili creano un ecletticismo che rende questa costruzione una vera calamita per gli occhi.
Dal Castello, dalla Cittadella, dai ponti, dalle sponde del Danubio e da tutti gli altri numerosi posti da cui è visibile, gli occhi si incantano nel tentativo di seguirne le linee.
(visita gratuita per i cittadini UE con documento).
Una piccola curiosità riguarda la sfilza di scarpe di ferro che si trovano sulla sponda del Danubio proprio davanti al Parlamento, si tratta di un "Monumento" in ricordo dei tantissimi ebrei uccisi e gettati nel fiume dai tedeschi.


Attraversiamo poi il lunghissimo Ponte delle Catene mentre il sole ci fa il grande regalo di illuminare ed asciugare Budapest.
 Alla fine del ponte inizia la salita per il Castello di Buda che offre una vista meravigliosa su Pest.

Rispetto al panorama grigio goduto dalla Cittadella il pomeriggio prima sembra di vedere un'altra città.



Forse più bello del Castello è il quartiere intorno, con la Chiesa di Mattia, il Bastione dei Pescatori e le case antiche.

Qualcuno a questo punto si fermerebbe in un bar esausto ma non noi.

Decidiamo di arrivare sempre a piedi all'Isola Margherita, un'isola abbastanza grande adibita principalmente a parco, ma curatissimo come i giardini di una corte.
La pioggia ci costringe a tornare in camera.

Siamo dell'idea che le grandi città e soprattutto le capitali come Budapest si possano comodamente raggiungere in aereo in viaggi successivi e cosi non ci fossiliziamo a visitarne tutti i monumenti, i musei e i palazzi ma diamo un'occhiata veloce, quel tanto che basta a farci capire se valga la pena tornare per approfondire e nel caso, cosa e come farlo.


8 GIORNO:          Terme di Szechenyi

Anche oggi il tempo non promette bene, rimandiamo il giro in moto al giorno dopo e anticipiamo ad oggi le terme. Budapest è piena di terme, c'è solo l'imbarazzo della scelta.
Le principali sono Szechenyi e Gellert, ci informiamo in Ostello, qui troviamo dei volantini con tutte le informazioni, da quello che riusciamo a capire molte terme sono divise in giorni od orari per uomini o per donne.
Szechenyi è aperta ad entrambi e optiamo per questa che ci permette di visitare anche la Piazza degli Eroi essendo collocata poco distante.

Attraversiamo il Parco Varosliget, passiamo davanti al Castello Vajdahunyad e arriviamo al complesso termale.
La struttura è imponente e ben tenuta, sembra di entrare in una vecchia stazione dell'800, non c'è fila e i prezzi sono esposti chiaramente.
Mi aspettavo una semi-rapina invece il biglietto giornaliero con armadietto lo paghiamo meno di 15euro a testa.

Una volta dentro restiamo senza parole, il giallo canarino della struttura esalta ancora di più il celeste dell'acqua e del cielo in cui ora splende il sole, poi le statue, le fioriere, i lampioni, tutto ti fa pensare di essere in un'altra epoca, di vivere come la nobiltà di 100anni fa e più.
E' come un collirio per l'anima e per gli occhi.

A Roma una struttura cosi ben tenuta, di qualità ma economica, per tutti ma serena, ce la sogniamo altamente e per un attimo invido chi vive a Budapest, che invece di abbonarsi in piscina lo fa qui e pure a meno, dove comunque una piscina per nuotare c'è.
Oltre alle piscine fuori ce ne sono altre all'interno per un totale di 19 vasche che vanno da 18 a 40 gradi, più docce, bagni turchi e saune per ogni gusto e temperatura.
Ci passiamo l'intera giornata provando tutto e la struttura è talmente grande che anche se c'è gente si trova sempre posto, non c'è mai la folla e sono comunque tutti gentili e rispettosi.

9 GIORNO:          Risalendo il Danubio, Szentendre & Esztergom

Oggi dopo aver rimandato per due giorni, il tempo sembra finalmente darci tregua.
Partiamo di buon mattino diretti a Nord, nei miei progetti vorrei visitare Szentendre, Esztergom e tempi permettendo arrivare ad Holloko che però è abbastanza a nord-est di Budapest.

-- MAPPA --

Uscire dalla città non è semplice, ci perdiamo sulle collina di Buda e perdiamo parecchio tempo prima di beccare la Statale 11.
Una volta sulla strada arriviamo abbastanza velocemente a Szentendre che rischiamo di attraversare senza rendercene conto.
Mi fermo solo perchè ho letto in giro che vale la pena una visita e visto che siamo su strada ne approfittiamo.
Lasciamo la moto e veniamo come sempre attratti dal mercato, io li amo perché sono attimi di vita quotidiana che trasmettono molto più di tante altre cose, si potrebbero descrivere interi popoli attraverso i mercati, ma comunque diventiamo ben presto noi l'attrazione e proseguiamo verso il centro del paese costeggiando un ruscelletto che fa molto medioevo.
Szentendre è carina e ben curata, vie lastricate di sampietrini, case colorate e pulite con qualche piazzetta e monumento che spunta ogni tanto ma non è nulla di che e in una mezzora la giriamo tutta.
La cosa che notiamo è il gran numero di musei ma non ci entusiasmano molto e ripartiamo velocemente per Esztergom.

La strada segue quasi precisamente le sponde del Danubio aumentando parecchio la distanza.
Quando arriviamo sono quasi le 12 e siamo accaldatissimi.

E' pieno di parcheggi a pagamento quindi lasciamo la moto in un punto un po' nascosto e visitiamo la città.
Iniziamo dalla parte bassa della città dove io vengo rapito subito dal mercato, poi visitiamo la piazza del Municipio ma nulla di che e visto che con le giacche da moto si muore di caldo, ci fermiamo per un pranzo kebabaro.

Più appesantiti e accaldati di prima ripartiamo ma non so perché invece di puntare la collina della Cattedrale davanti a noi, vengo attratto da una fortificazione e decido di salire sulla collina di lato.
Un'ammazzata ma almeno siamo ripagati dal panorama sulla città.
In cima ci troviamo davanti ad una chiesa con la rappresentazione della crocifissione, scendendo scopriamo che tutta la salita è una via crucis, speriamo di aver espiato almeno i nostri peccati.
Passiamo poi alla Cattedrale di Nostra Signora e di S. Adalberto, la cui mole è ciclopica, qualcosa di allucinante, la più grande dell'Ungheria e tra le più grosse del mondo.
Si trova in cima alla città è si gode di una vista a 360 gradi sul paese, sul Danubio, sul Ponte Maria Valeria e sulla sponda slovacca.
Da qui ripartiamo, chiedendoci ancora perché in una Cattedrale simile ci sia la statua di un angelo che suona la chitarra elettrica.
Siamo costretti ad entrare in Slovacchia, visto che non ci sono altri ponti ed è l'unico modo per arrivare sulla sponda opposta per andare ad Holloko.
Il confine tra Ungheria e Slovacchia è a metà ponte, sospeso sul Danubio ed esattamente in quel momento mi accorgo che ho lasciato tutti i documenti in camera, ho solo la patente, quindi se ci fermano in Slovacchia sarà dura spiegare che siamo due italiani con una camera a Budapest...

Restiamo in Slovacchia solo per qualche km ma non incontriamo praticamente nessuno, i pochi centri abitati che troviamo sembrano deserti, rientriamo a Letkes da una frontiera desolata dove ci sono solo camionisti addormentati che ci guardano come mosche bianche.
Riprendiamo la Statale 12 che percorre la sponda opposta del Danubio, arrivati all'incrocio con la Statale 2 mi fermo logorato dal dubbio, proseguire sulla 2 verso sud, quindi Buda, o andare verso est ad Holloko???
Purtroppo sono quasi le 4 e rischieremo di tornare con il buio, cosa che voglio evitare, senza contare che anche il giorno dopo ci aspetta una bella trasferta, preferisco quindi lasciar stare.
E' il prezzo per aver rimandato il viaggio di 4 giorni altrimenti avremmo fatto almeno un'altra notte a Buda e avrei impostato due giri, uno verso Gyor e uno verso Holloko, ma è andata cosi e resteranno la scusa per prossimi viaggi.

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