sabato 19 ottobre 2013

TRANSALPI...Tappa 2!



SECONDA TAPPA                                Ventimiglia - Susa

MAPPA

Sono le 5 quando mi sveglio.
In realtà non ho alcuna fretta, pensavo di svegliarmi più tardi ma l'euforia del giorno prima mi sveglia all'improvviso, più forte di 10 caffè e decido di guadagnare tempo e mettermi in viaggio.
Nel silenzio più totale, con il solo rumore del mare come sottofondo, sistemo tutto, mangio dei biscotti e chiudo la tenda.
A moto pronta mi fermo e ammiro l'alba e un mare liscio e piatto come poche volte si vede.
Quando parto non sono nemmeno le 6.
Metto in moto il più delicatamente possibile e con un filo di gas mi allontano dai miei protettori non-italiani. Mi avrebbe fatto piacere salutarli e ringraziarli ma penso lo sappiano già.

Entro sulla strada deserta e mentre sto andando, ancora rapito dal fascino dell'alba e del mare che scorrono di lato e pensando alla strada da fare oggi mi accorgo di una cosa, la moto sta andando!
No falso allarme, non faccio in tempo a pensarlo che si accende la spia rossa FI, pero va.
Attraverso finalmente Ventimiglia e poco prima di uscire mi fermo a un bar per colazione.
Si mi concedo il lusso di un cappuccino e cornetto.
Riparto quasi subito e faccio 10 euro di benzina poi punto in direzione Sospel, Francia, sperando di arrivarci.

E' bellissimo mi sembra di vivere un sogno. La luce del sole ancora soffusa, il silenzio, la strada vuota, solo io la moto e il borbottio del motore.
Quasi subito la strada sale e costeggia una valle in cui sembra non esserci nulla.
E' una stradina stretta, abbastanza ben tenuta.  All'improvviso leggo l'indicazione per Sospel.
Prendo una stradina stretta che si inerpica in salita e mi apre un panorama mozzafiato su tutta la vallata.
Dal nulla esce fuori un cartello che mi avvisa del confine e in quel momento arriva anche il sole.
Sul versante francese la strada prende quasi subito a scendere verso Sospel offrendomi un panorama altrettanto meraviglioso a quello italiano.
La spia FI pero è ancora accesa. Quella maledetta spia.
Qui mi iniziano ad assalire i dubbi. Sono nel nulla, su strade palesemente poco battute, ora non sono nemmeno più in Italia quindi dovrei spiegarmi in francese e la cosa la vedo dura.
Se la moto dovesse morire qui non saprei che fare, voglio solo arrivare a Sospel ma con la mia mappa 1a1milione non ho idea di quanto disti realmente, è già tanto che ci sia un pezzo di Francia inclusa.

Alla fine arrivo a Sospel con non poche paure.
La spia si è accesa ma la moto non da problemi.
Però se muore nel nulla? Chi chiamo? Chi mi aiuta? Non solo sono a 1000km da casa ma sono anche in Francia, quanto mi costerebbe? Ce la farà a fare 400-500km?

Con queste e molte altre domande mi metto al centro del paese a guardare la mappa e a pensare.
Fermo due motociclisti italiani e chiedo secondo loro cosa possa essere il problema che ho, ma non sanno che dirmi.
Nella disperazione più totale chiamo anche mio padre e gli dico del problema e su cosa mi consiglia ma giustamente ne sa meno di me.
Vorrei chiamare un amico ma non sono nemmeno le 8 ed è sabato mattina.
Sto fermo mezz'ora a dirmi che non posso mandare all'aria una cosa simile senza nemmeno aver visto le Alpi ma ammettendo allo stesso tempo che bisogna riconoscere i propri limiti e che se la moto muore nel nulla probabilmente salterebbe anche il viaggio in Croazia.

Alla fine prendo una decisione.
Mi dico di tornare ad un incrocio un paio di km prima di Sospel, se fino a li la spia non si accende e la moto non da problemi si va avanti.
Arrivo all'incrocio e non si accende nulla, nessun calo di giri, nulla.
Ottimo, rigiro la moto e torno in dietro, rientro a Sospel e la spia FI si accende.

Lì sbrocco, mando a fanculo la spia e al motto di "audax fortuna iuvat" (la fortuna aiuta gli audaci, unica cosa che ricordo del latino!), passo dentro Sospel come un missile e imbocco la strada in direzione...bho non so che direzione sia ma è la strada che mi sono segnato quindi vado.

Poco dopo mi appare un cartello che mi da una grandissima gioia. La Route Des Grandes Alpes!
L'avevo fatta un pezzo l'anno prima ma molto piccolo e finalmente l'avrei potuta fare tutta.

La strada si arrampica su per la valle costeggiando un fianco, quindi roccia da una parte e vuoto dall'altro.
Ho visto migliaia di foto su questa strada e ne ho fatta qualcuna anche io ma stare lì, percorrerla sapendo di essere solo, vedere quei panorami che ti si aprono davanti mentre fai una curva, respirare quell'aria, fermarsi e sentire il silenzio più totale sono emozioni indescrivibili.




Dopo un po mi fermo.
La spia FI si è riaccesa, ora è un po più tardi anche se non di molto, cosi provo a chiamare un mio amico.
E' un kawasakista anche lui ed è amico di uno dei migliori meccanici kawasaki di Roma.
Spero mi sappiano dire cosa potrebbe essere o cosa controllare.
E' gentilissimo e come dovrebbe fare ogni vero amico mi tira su di morale e mi richiama quasi subito dicendomi le cose da vedere, perdite di olio, perdite del liquido di raffreddamento e livello del liquido, candele, batteria e i relativi cavi attaccati.
Cerco a grandi linee di controllare il tutto escludendo olio e candele sistemate il giorno prima con il tagliandone, smonto un paio di cose per vedere la batteria e altro ma sembra tutto ok.
La cosa forse non è postitiva perché l'unica cosa che resta possibile è o la centralina o la pompa della benzina, in entrambi i casi se crepa una delle due sono fregato.
Il tutto avviene qui (sotto) e ha qualcosa di spirituale, sicuramente mi aiuta a restare calmo e a ripartire.

La strada continua a salire e la moto decide che questo è il posto giusto in cui fare il battesimo dei 50mila km

Tra una curva e l'altra superando pendenze non indifferenti
arriviamo al Col del Turini 1607m

La strada sul versante opposto è un ottovolante, curve su curve, sempre ben intuibili e con una buona visuale.





Si arriva a La Bollène-Vésubie e si va avanti entrando nel Parco Nazionale De Mercantour, qualcosa di indescrivibile a parole.
Non so, sembra di essere in quei parchi del Nord America con strade larghe e veloci, che seguono fiumi azzurri più larghi della strada e con roccia rossa e boschi che fanno da sfondo perenne.
Queste meraviglie da overdose, interrotte solo da un paio di piccolissimi paesi perfettamente in armonia con il paesaggio, mi trasportano fino alla base del Col della Bonette.

La strada inizia a risalire e se è la prima volta che la percorri non ti aspetti che sia cosi lunga.
La strada sale e segue per lunghi tratti un pendio, poi un altro e vedi quelle cime, lì davanti a te, pensi che ora ci arriverai e invece ci vuole tempo.
La strada si arrampica per un percorso abbastanza lungo durante il quale la vegetazione si dirada, la temperatura cala, il paesaggio diventa sempre più brullo, la neve si avvicina e alla fine sembra di essere sulla luna o su un altro pianeta.
Lontano anni luce da quella vegetazione lussureggiante, da quei colori, lontano dallo smog, dal traffico, dalla folla, direi fuori dal mondo.
In cima ci sono un po di motociclisti ma soprattutto molti ciclisti, i veri eroi di queste strade che ammiro davvero per l'impresa fatta.


Scendendo sull'altro versante il paesaggio è ancora più bello.
Vedo molti con la tenda o con il camper che hanno campeggiato in questi posti stupendi e la tentazione è forte ma è ancora mattina e visto che non mi aspettavo nulla di tutto ciò ora sono ancora più curioso di sapere cosa mi aspetta dopo.



Ora la direzione è il Coll de Vars e anche qui la strada non delude.
Sembra quasi basso in confronto ai 2800 metri della Bonette ma sono comunque 2100 metri e il panorama continua ad essere spettacolare.











Da qui vado in direzione Briancon.
Mi fermo in un paesino sperduto a riempire l'acqua in un fontanile, faccio benzina e mi compro un lauto pranzo da mangiare davanti a qualche bel panorama.
Finora la moto è andata, si è spenta un paio di volte ma è ripartita e non ha dato grossi problemi.

Sulla strada trovo questo laghetto dove un buon numero di francesi sta prendendo il sole.
Mi fermo prendo il necessario per mangiare e mi sdraio sotto un albero su una riva.
Qui mi riposo e mi sparo due baguette con lo speck e un budino al cioccolato, tanto per riprendere forze.

Mi riavvio dopo un'oretta bello pieno e con un po di cicagna, l'unica cosa che vorrei è mettere in moto e farmi cullare da queste strade.
Arrivo alla moto e la trovo incastrata tra una r6 e una Harley, strana coppia, a 5 metri da me c'è un tizio di 2metri che probabilmente è il grazioso conducente della Davidson, mi guarda tra lo stupito e il contrariato.
Sistemo tutto, salgo in moto, giro la chiave, metto il folle e penso "bene bimba ora non è il momento di fare brutta figura e sono troppo rimbambito per stare dietro ai tuoi problemi quindi parti!"
manco a dirlo non parte, spia rossa FI accesa e ci risiamo.
Una, due, tre volte alla fine parte ma va a un solo cilindro o qualcosa di simile.
Esco miracolosamente dalla salita del parcheggio e sbuco sulla strada.
La norma vorrebbe che quando ci si immette in una strada si acceleri, prima seconda, terza, fino ai 70-80 km/h almeno e questa era la mia intenzione, ma non quella della moto.
Prima, seconda, terza, quarta, quinta, si pure la sesta, ma la moto non supera i 50km/h e i 6mila giri (su 13mila), vado avanti cosi per un paio di km con il motore che sbuffa, la moto che arriva a 60 in discesa e torna a 40 al primo accenno di salita e il traffico che mi passa a un millimetro.
Poi il miracolo, spengo la moto, la riaccendo e la moto va benissimo, il motore prende i giri fino a limitatore, lo scarico strilla e io non mi fermo più fino a Briancon dove faccio benzina.

Resto fermo qualche minuto e mi chiedo se salire al Colle del Lautaret.
Ci sono stato l'anno precedente con Valeria al ritorno dalla Francia, erano le 8e30/9 di mattina, tempo meraviglioso e poca gente, ho un ricordo stupendo, paradisiaco di quel posto.
Proprio per questo, anche se a malincuore, decido di lasciarlo cosi nella mia mente e di non tornarci, non lo voglio vedere pieno di camper, ciclisti e moto.

Da Briancon salgo su per il Monginevro, non male ma certamente non all'altezza di quello che ho visto oggi.
Da qui scendo sul versante italiano e mi dirigo verso Susa.
Sono quasi le 4 circa e sto cercando un campeggio, si il campeggio libero sarebbe bello ma lungo la strada non trovo posti molto adatti come nei km precedenti, a questo si aggiunge un celo leggermente velato e il fatto che fermarsi nel nulla da solo con una moto che non va non è il mio sogno di vita.
Poco prima di arrivare a Susa la strada scende parecchio e qui la moto di punto in bianco si spegne.
"Porca puttana!"
Metto il folle e scendo, non posso fare molto altro.
Supero un blocco dei carabinieri, ci mancavano, ed entro in un distributore.
Qui lascio freddare la moto e riprovo ma nulla, allora sotto l'occhio e il commento di tre ragazzi che lavorano li mi metto a smontare tutto, sella, carene ecc., pulisco il filtro aria controllo tutto il possibile ma è tutto ok.
Rimonto i pezzi, riprovo e la moto parte.
Nel frattempo sono venuto a sapere che l'unico campeggio della zona sembrerebbe essere uno che ho superato 15 km prima cosi giro la moto e torno indietro.

Arrivo al campeggio ed entro con due macchine che sono tutto un programma, una passat stracarica con 4 ragazzi e adesivi di un prato nella parte bassa e una opel targata Inghilterra con altri 3 ragazzi totalmente coperta di erba finta. Partecipano a non so quale rally e sono davvero un bel gruppo.

Pago 15 euro, che ora mi sembrano un enormità, ma dopo i 28 di Ventimiglia mi sembravano giusti, vabbè pace.
Entro e trovo un campeggio diviso tra un gruppo di land rover da guerra e svariati gruppi di motociclisti tedeschi, enduristi e crossisti. Per me è uno spettacolo.

Monto la tenda e mi rendo conto che forse è uno dei pochi campeggi in cui non sono visto come un alieno, anzi non sono proprio visto. Anche se sono due giorni che sto in moto e non mi faccio una doccia sembro il meno devastato.

 Montata la tenda mi dedico alla moto per cercare di capire che ha.
In questa occasione sono assistito da due gruppi diversi di motociclisti tedeschi che cercano di parlarmi in tedesco ma è inutile, parlo qualcosina in inglese solo con uno che più o meno capisce e traduce ma dopo aver controllato le solite cose si arrendono.
La scena è abbastanza comica, la mia moto al centro, io per terra che cerco di smontare il possibile, intono a cerchio i crossisti che sono dei tappetti e ancora intorno il gruppo di enduristi alti due metri, il tutto condito da uno sgraziato vociare tedesco.
 Mi aiutano con vari attrezzi multiuso usciti da tasche fino a quel momento invisibili, arriviamo alla conclusione che la cosa migliore sarebbe smontare il serbatoio e vedere candele e pompa benzina ma sono le 6e30 ed entrambi i gruppi vengono richiamati dall'odore della cena a base di birra, wurstel e non so che altro.
Io da solo non mi metto certo ad aprire tutto e devo ancora fare la spesa cosi nel tempo di un pit-stop rimonto carene e tutto e parto per il supermercato più vicino.
Dopo aver smarcato il solito commesso che mi dice che stanno chiudendo, compro due cose e torno in campeggio.

Mi faccio una doccia infinita e mentre i crucchi hanno già digerito e si raccontano la giornata scolando le scorte di birra di un esercito, io mi preparo la cena.
Questa volta il menù prevede due mega cosci di pollo, funghi in scatola, baguette e macedonia sciroppata in scatola.
Si non è una gran cena ma è meglio di wurstel e mais e mi riempie alla grande.

Dopo aver visto il percorso per il giorno dopo ed essermi interrogato su che cavolo fare l'indomani, andare avanti o tornare a Roma, crollo nel saccoapelo.

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